«Mica parlo di razzismo io», mi dice sbuffando il fumo della sigaretta con forza, quasi volesse spingerlo oltre quel muretto, quella strada, quel quartiere. Alessandro, per tutti Ale, è un uomo di quindici anni, ha il motorino e un casco sommerso di dediche, «una di queste è quella della mia ragazza, però mica ti dico qual è», sembra quasi una sfida. La storia del cinese pestato non gli va giù. Anche il resto della comitiva la pensa come lui, il razzismo non c’entra proprio niente. Allora cos’è? A questa domanda gli occhi di Ale si spengono, ma solo un attimo, un brevissimo istante, devi essere capace di coglierlo quel momento perché, dicono, è lì che si manifesta al meglio l’essenza dell’adolescente di oggi. «E’ altro, non so come spiegarti». Una sua amica dice che ci sono troppi stranieri e che, pur apprezzando Che Guevara a lei, i romeni, proprio non piacciono. «C’ha pure il postere del Che in cameretta» dice Ale e la ragazza, imbarazzata recupera dicendo che però alle elezioni ha votato Fini. E del cinese ricoverato? «Boh» rispondono in coro. Boh rispondono le mura dei palazzi annerite dalla notte.
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5 commenti:
grazie per il tuo commento sul mio blog. senza nessun obbligo di lettura/recensione ti manderò il mio primo romanzo, se vorrai. ciao. sergio.
sergio grazie a te! Ti ho risposto sul tuo blog. Un salutone.
sono stordito! mi sono perso il tuo secondo commento (ah l'età!). ho recuperato scrivendoti in anobii. ciao!
e del postere del che in cameretta che mi dice?
siamo noi tutti delle icone sparpagliate nel mondo come ceci al vento. oggi un iconoclasta verrebbe preso per autistico...
bella questa pillola, consigliabile a stomaco pieno! :)
rinnovo link, ti linko :)
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