Mai pensato di fare un giro per l’Italia? Io si. Mi piacerebbe prendere l’auto e partire dal basso, dalla Sicilia, per poi risalire, lungo la spina dorsale del Mediterraneo, la nostra Italia. Mi piacerebbe fermarmi per le varie città, addentrarmi per i loro centri storici e poi visitare le appendici urbane, le periferie. Sosterei negli autogrill, i non luoghi per eccellenza, gli spazi neutrali, senza alcuna identità, teatro di vite che si incrociano, che passano leggere nelle loro scatole di ferro e plastica. Ogni città in Italia ha una sua precisa identità, un suo passato profondo e radicato, una sua coscienza storica fatta di amici e nemici; le città in Italia sono i comuni, forse la concezione politica più importante che il nostro paese ha saputo concepire ancora viva, sentita e apprezzata dagli italiani. Un fiorentino non è un romano, tanto meno un livornese da un pisano; e che dire di un palermitano così diverso da un milanese. Eppure c’è un filo rosso che unisce tutte le città, tutte le storie, un minimo comune determinatore, credo che sia la strada, quella che trasporta e che unisce, quella che si riempie di voci e di fatti, il luogo di connessione, di intreccio e di scambio. Le città italiane sono come tanti cuori pulsanti legati tra loro dalle arterie asfaltate, ogni cartello di benvenuto è l’inizio di una nuova realtà diversa da quella appena lasciata che, di fatti, è sbarrata con una linea rossa trasversale. L’Italia non ha un volto, ma mille occhi per mille identità, è un nostro limite, è una nostra ricchezza.
Leggendo Curzio Maltese nel suo I padroni delle città si può fare un giro per l’Italia dei comuni. Si parte proprio dal Sud, quello siciliano, risalendo pian piano, attraverso facce, storie, paesaggi e vicende nostrane tutta l’Italia. Forse i capitoli mancano di un certo approfondimento, lo stile giornalistico infatti, invoglia a conoscere più da vicino le realtà urbane della nostra Italia. Non c’è dubbio che il primo capitolo, dedicato a Palermo, resta quello più intenso e probabilmente più sentito. Salendo l’Italia, e quindi sfogliando le pagine, Curzio Maltese offre spunti di riflessione da una città immobile come Venezia o alle contraddizioni di Milano, tornando a Sud, ai silenzi inquietanti di Reggio Calabria o allo sviluppo squilibrato di Bari. Il capitolo che meno mi ha convinto è quello su Roma, una riflessione poco incisiva, soltanto qualche abbozzo mescolato a descrizioni un po’ troppo patinate che stridono con la rappresentazione mentale (riscontrata con la realtà di tutti i giorni, visto che sono romano) che io ho di Roma. Quello che il libro lascia, il residuo mentale depositato sul fondo del cervello capace di manifestarsi nel tempo, è una fotografia, a volte nitida, altre volte un po’ sfocata, su questa Italia poliedrica dalla storia tormentata, fatta dai tanti feudi, dai mille poteri, dagli 8101 comuni sparsi sul territorio e alla disperata ricerca di un filo comune.
4 commenti:
ao andrea...bellissima recenzione complimenti!
mi fai rivalutare l'italia;D
on the road!!!!
ciaoooooo
uei passa a vedere se ti piace quello che sto preparando
jeaaaaaaaa
a me piacerebbe girarla a piedi l'italia.
Approposito di nonluoghi...conosci Douglas Coupland?
Io mi metto in lista per partire, così spendiamo anche meno di benzina
@adrio:l'Italia, a mio giudizio, non va rivalutata, forse riscoperta. Questo paese non è solo raccolta, contenitore, di errori o di gente poco buona; è anche la culla di splendide idee e gente fantastica. Per fortuna.
@lapilli:c'è gente che percorre la via Franchigena tutta a piedi, Enrico Brizzi racconta questa sua esperienza nel libro/diario di viaggio "Nessuno lo saprà".
@choppa:il nome non mi è nuovo, ma mi fermo là... me ne parli? :-)
Posta un commento