sabato 24 novembre 2007

Il ragazzo con la matita


Avevo poco più di sedici anni, quando lo conobbi la prima volta. Erano i tempi che prendevo ripetizioni da uno studente universitario, più grande di me, che da tempo aveva perso la faccetta carina e sbarbata del liceo. Sulla sua scrivania c’erano cd in disordine, matite azzannate da incisivi nevrotici, polvere stratificata e libri, tanti libri. In quegli anni leggevo molti fumetti anzi, per dirla tutta, la passione per la lettura è nata proprio grazie ai fumetti. Leggevo quantità industriale di comics, variando genere, provenienza geografica, colori, dimensioni e contenuti. La mia testa era pervasa di personaggi manga orientaleggianti o supereroi dai pettorali gonfi come materassini, mi infatuavo per storie sterili, a volte ingenue. Non sapevo che con la china si poteva anche far ridere o addirittura imbarazzare. Era sulla scrivania, tra il disordine post-adolescenziale di colui che mi offriva ripetizioni, un libro dedicato a Andrea Pazienza. Fu come uno shock, una schicchera di elettricità, un calcio sui stinchi da far bestemmiare in aramaico, quando iniziai a sfogliarlo. Le vignette di Paz (spesso si firmava con questo diminutivo) mi stordirono, la sua comicità era tagliente, brandiva colpi di china che abbattevano qualsiasi resistenza alla risata.

Andrea Pazienza è a mio parere il più grande fumettista che il bel paese ha conosciuto. Morto troppo presto per le sue debolezze che paradossalmente sono state il punto di forza delle sue storie disegnate. Nelle sue vicende disegnate c’erano divagazioni intimistiche, elucubrazioni di un ragazzo con tante idee, tanta confusione, tanta gioia: frammenti di un’adolescenza ormai perduta, ma che emerge nei tratti a volte precisi e netti di china, a volte abbozzati e pigri. Paz aveva un gran talento, realizzava tavole di una bellezza rara, lasciava sbalorditi i redattori de Il Male o di Frigidaire. Ma quando era scazzato si limitava a pochi schizzi, segni leggeri, sintetici ed ingenui. La sua era una comicità travolgente che non si limitava alla satira politica, ma ironizzava anche sulla sua generazione, orfana dopo il ’78 di una politica aggregante. La sua comicità non risparmiava nessuno, più volte i piani alti della società italiana si stizzivano e soffiavano mostrando gli artigli della censura.

I personaggi dissacranti Zanardi, Pompeo, Pentotal (nome preso dal farmaco ad azione neurologica) si aggirano in storie assurde, distorte, surreali e crude che Pazienza costruisce con originalità e disposizione sregolata delle vignette. Sono gli ambasciatori del fumettista, calpestano l’immagine di un’Italia vecchia e qualunquista, si riempiono le tasche di nuove istanze, cercano lo scontro generazionale senza risparmiare nessuno. Pazienza è stato cronista grafico degli anni della contestazione, trivellava la società con vignette dissacranti e aveva come sicari personaggi pazzi, cinici e immuni da ogni ipocrisia.

La notte del 16 giugno 1988 Paz se ne andò. Eroina, mostro dalle mille teste che mieteva molte vittime in quegli anni, colpì anche Paz. Si diceva che aveva ripreso a farsi cullare dalle mani gelide di quella maledetta droga. Sono rimaste le sue tavole, i suoi colori, le mille forme che sapeva assumere la sua anima e una risata, profonda, da far scuotere la piccola Italia.

Postilla: c'è un'intervista realizzata da Red Ronnie a Andrea Pazienza nel 1984, è molto particolare, improntata sul cazzeggio ma che con lo scorrere dei minuti mostra la forza e la debolezza del disegnatore. Merita di essere vista.

3 commenti:

Naima ha detto...

Andrea davvero grazie per averci ricordato Paz!! Fa parte di un tempo perduto di questa città perduta! Quanto la troverebbe cambiata oggi Bologna! Solo Piazza Maggiore al buio di sera non cambia mai, è come un buco nel vuoto, un luogo che è lì e basta, solo lì, per sempre lì! Di queste storie ne ho già sentite troppe, migliore amico/a che si mette con la propria fidanzata/o, questi sono solo emeriti str.. invidiosi che non sanno cosa è l'amore e forse nemmeno l'amicizia!! Paz per sempre con noi grazie ai tuoi disegni!!

Daniele ha detto...

Bella Patassa! inutile chiedersi se hai visto Paz, di renato de maria; l'ho trovato molto ben fatto, ma come entità a sé stante perchè i fumetti non sono il mio forte e non ho mai letto Pazienza.

Per quanto riguarda la tua istruzione in fatto di jazz, è sempre pericoloso imbarcarsi in consigli improbabili a un "novellino"; correrò il rischio proponendoti

- "At Basin Street" di Clifford Brown

- "Bird & Diz" di Charlie Parker

- "Workout" di Hank Mobley

Li trovi tutti in rete, altrimenti sai dove trovarmi ;)

Andrea Patassa ha detto...

Naima-Non sono mai stato a Bologna. Non posso fare a meno di pensare a quanto voi bolognesi teniate alla vostra città. I personaggi che ruotano intorno a Piazza Maggiore appaiono ai miei occhi come i portatori dei valori della città. Forse Roma è più dispersiva, non ha punti di riferimento sociali ben definiti, purtroppo assomiglia sempre più ad un non-luogo. Invece voi bolognesi avete chiari i confini della città, un pò vi invidio, un pò non vi capisco. Grazie per il tuo commento.
Daniele-Benvenuto! Si, il film l'ho visto un bel pò di tempo fa, non mi ha fatto impazzire. Però alcune atmosfere che aleggiano nelle striscie del Paz le ho ritrovate nel film. Di certo non ha un valore biografico. Grazie per i consigli jazz, provvederò ad istruirmi. :)