mercoledì 27 giugno 2007
Per non chiudere più gli occhi
Ho terminato la lettura di Gomorra di Saviano, e le mie idee, già espresse in un vecchio post, non possono che riconfermarsi. E' un libro importante, è una letteratura che avrà peso nel tempo; un libro che non si dimenticherà, anzi, molto probabilmente potrà aprire le porte per un impegno culturale più sincero sulla questione camorra.
Leggendolo si assapora l'amaro del nostro paese e non solo del meridione. Noi italiani abbiamo sempre confinato il problema criminalità organizzata da Napoli in giù, è stata una scusa, un modo per tapparsi gli occhi, per non voler credere che questo paese è marcio da capo a piedi. Se manca l'acqua al sud, se si muore di tumore ai polmoni, causa la diossina rilasciata nell'aria dalle discariche abusive, se si muore innocentemente in una sparatoria regolatrice, se il mercato della cocaina è così florido, la colpa è di tutto lo stivale. La camorra è un'impresa, capace di accellerare e rallentare il Pil di questo paese. Sembrerà assurdo, ma senza illegalità questo paese non sa vivere. Se le aziende del nord-est, fiore all'occhiello della piccola-media imprenditoria italiana, riescono ancora ha fatturare, il merito è anche della camorra capace di gestire, senza grosse spese, lo smaltimento dei rifiuti industriali. E i bidoni pieni zeppi di roba tossica vanno a finire sotto terra, sotto la campagna campana, nei laghetti artificiali, nelle spiaggie, in mare, addirittura nei serbatoi dismessi delle pompe di benzina. Se molti operari del nord non sono andati in cassaintegrazione il merito non è solo dei sindacati, c'è da ringraziare anche la camorra.
Questo è un paese marcio fino al midollo, la corruzione assume ormai toni grotteschi, peggio ancora, indossa l'abito della normalità. Le famose ecoballe sono tra le più grandi sconfitte della politica italiana, sopratutto di un centrosinistra, sovrano in Campania da tanti anni, corrotto e degradato dal Sistema. L'associazione politica-criminalità diventa sempre più una consuetudine, un dato di fatto.
Saviano lascia un segno indelebile sulla pelle della società civile italiana, la scuote, gli schiaffa in faccia una realtà che puzza, che trasuda lerciume, e come molto spesso accade c'è chi a questa realtà non vuole dar credito, vuole chiudere gli occhi. E' il caso di questo articolo di Andrea Di Consoli pubblicato il 18 giugno su Il Mattino di Napoli. Sono anch'io del parere che Napoli non è solo camorra, che Napoli preserva intatta la bandiera della legalità, che è abitata da napoletani corretti, cittadini italiani che sanno distinguersi dal luogo comune napoletano-criminale. Sono convinto che Napoli non produce solo lo schifo delle faide interne della camorra, del lavoro nero. Ma è anche vero che di fronte a tutto quello che ha scritto Saviano che, ripeto, non è confinato ad una realtà locale, o interregionale, ma che investe una moltitudine di realtà diverse del nostro paese, c'è da urlare il nostro totale disprezzo, il nostro schifo, c'è da pretendere qualcos'altro. Ecco perchè bisogna battere il ferro finchè è caldo, non ricadere nel silenzio, parlare, denunciare, discutere, informare sui lati oscuri, o peggio neri del paese.
Questo è il mio parere, questa è la mia visione delle cose, senza dubbio il libro di Saviano ha fatto si che molto di tutto questo venisse stimolato. Ho aperto un pò gli occhi ed ora non vorrei richiuderli.
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