mercoledì 20 giugno 2007
Derive qualunquiste
La politica sta passando una fasaccia. Tutti i nostri politici sentono puzza di sfiducia, di pessimismo e, ancor più grave, di distacco da ciò che la politica fa. A sentir D'Alema, sembra che i tempi siano simili a quelli degli anni '90, quando un Bettino Craxi scappava bersagliato da centinaia di monetine. Ma la questione, a mio giudizio, è diversa. In quel caso la sfiducia della gente nasceva dalla scoperta, o certezza, degli intrallazzi dei politici, delle speculazioni, di giudici pronti a scatenar l'inferno a quella politica infame e poi, guarda un pò la vita, ritrovarsi seduti sui banchi del parlamento a cercare di mantenere in vita la politica, anche a costo di metter su partitelli da percentuali risicatissime, con l'unico scopo di leggittimarsi, di tenersi salda questa benedetta poltrona.
La politica da tredici anni a questa parte ha assunto le somiglianze del modello Berlusconi. Di una politica spettacolo, del "guarda come sto bene io, potresti esserci anche tu", del trasformismo di quell'esecutivo dei famosi anni '90, sporco e corrotto che silenziosamente si infiltra, senza alcun grido di scandalo, nella "nuova" politica italiana, quella della seconda metà degli anni '90. La politica marketing, segno dei nostri tempi, figlia della ingloriosa new economy.
Il mio timore è il distacco tra la politica e la gente. I connotati di oligarchia trasformista della nostra politica sono inquietanti, assumono toni drammatico-grotteschi. Il mio timore è quello di non vedere altro che la sopravvivenza del potere, un manipolo di incravattati senza alcun rispetto per chi rappresentano, una deriva populista e qualunquista pericolosissima, sopratutto per chi, come me, nella politica ha visto sempre uno strumento si, di potere, ma anche e sopratutto di garanzia per un domani migliore.
La politica senza il futuro non è niente, è zero. Il futuro è rappresentato dalle aspettative della gente, degli elettori. Se questo viene a mancare, se tutto si riduce allo squallido presente, o peggio ancora, al miserevole oggi, allora la politica ha perso.
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