C’è un bel po’ di solitudine nell’ultimo nell’ultimo libro di Stefano Benni, La grammatica di Dio. Il sottotitolo, di fatti, lo esplicita: “storie di solitudine e allegria”. Quando lo scrittore bolognese si mette in testa di voler scrivere dei racconti, allora c’è da aspettarsi grandi cose. Si perché le storie di Benni sono uniche, intrecciano realtà, comicità, surreale, fantasia (tanta e mai scontata) e, in questo ultimo libro, un pizzico di malinconia.
Il libro apre con Boomerang, una storia agrodolce scritta con maestria e freschezza, dall’esilarante finale. Già scorrendo le prime pagine si capisce che strada prenderà il libro, quali temi tratterà, quali sfumature di colore Benni adotterà per dipingerci i suoi pensieri fatti storie. Poi c’è l’Orco, storia dinamica, dalle parole taglienti, fredde come lame; qui c’è un’ironia sibillina, dai denti stretti e dalle labbra livide. Frate zitto è Benni che riflette e che spiega al lettore il titolo del libro, è una perla piccola ma lucente, è un racconto straordinariamente semplice e profondo.
Potrei continuare a scrivere di tutti gli altri racconti. Come avrete capito, il libro mi è piaciuto, è una bella scarica per il mio cervello che lo ha nutrito di nuovi pensieri e di nuove riflessioni. Se ne sentiva il bisogno. La grammatica di Dio è un ritratto dell’uomo, quello d’oggi, quello contemporaneo, denudato da tutta la retorica che lo avvolge e Stefano Benni sa come metterlo alla berlina, sa come farci ridere delle nostre piccolezze. E dopo il sorridere c’è il riflettere. Conoscere il nostro animo sorridendo, questo è Benni. La solitudine del nostro tempo è uno spettro che si aggira tra le nostre vite, che siede sul sedile del passeggero nelle ore trascorse bloccati nel traffico da soli; nei mille e più trilli dei nostri cellulari; che osserva con i suoi occhi spenti il cortocircuito della violenza gratuita; che si annida nelle fitte maglie dell’egoismo. La grammatica di Dio contiene questo e forse altro ancora, tante storie per raccontarne una: la vita; e si sorride come sempre alla vita, non se ne può fare a meno, anche quando le nuvole cercano di oscurare un cielo stellato, dove c’è scritto con parole lievi, a volte incomprensibili, quello che siamo.